Dov’è il tuo rischio imprenditoriale?

Pubblicato da: Enrico Flacowski

Elisa Contessotto, dopo aver preordinato il libro di Andrea Alfieri, mi ha scritto su Messenger:

Il tuo progetto per me è molto ispirante. Ma una cosa mi confonde le idee rispetto alla mia visione dell’editore. Dov’è il tuo rischio imprenditoriale? Per me l’editore è qualcuno che crede in un progetto. Investe ‘a perdere’ perché ha una visione che gli permette di avere poi il ritorno sulle vendite. È chi ‘paga’ l’autore dandogli modo di scrivere.

Adoro questi confronti. Ne approfitto per rispondere a tutti coloro che hanno pensato questa domanda ma non l’hanno fatta. Stando alla mia esperienza sui Social, a ogni commento ne corrispondono 100 identici non pubblicati e 1000 identici di “amici” che non hanno proprio visto il post.

Andiamo per gradi.

L’editore crede nel tuo progetto

No, non credo. L’editore tradizionale sa che l’autore è in grado di scrivere un libro che ha dei potenziali di vendita. Considerate che nelle case editrici non è l’editore a scegliere cosa pubblicare, ma c’è un direttore editoriale che si occupa della collana ???? e molto spesso il direttore editoriale si fa consigliare da già autori o amici del settore e poi presenta all’editore delle prospettive di vendita. All’editore interessa che la collana raggiunga il ROI e porti dindini in cassa.

Investe ‘a perdere’ perché ha una visione

No, non investe proprio nulla, perché se ha un editor e un impaginatore interno, fa parte del carrozzone, non sta investendo appositamente per te. Ha lo staff e lo utilizza al massimo. Ma il più delle volte ha collaboratori esterni che paga magari a 60 giorni. Idem la tipografia viene pagata a volte anche a 90 giorni. Non sta investendo, anzi sta incassando, perché quello che davvero rischia all’inizio è il distributore. I libri vengono forniti ai librai il più delle volte in conto deposito: il libraio non paga il distributore ma il distributore dopo un mese paga comunque l’editore, anticipa. Il distributore, questo sconosciuto… I grandi editori investono in promozione e uffici stampa che, a mio parere, lasciano il tempo che trovano. È vero, se dopo torna il reso o comunque alla fine non si è venduto abbastanza, a quel punto l’investimento c’è stato ed è andato quasi del tutto perso. Ma l’editoria non si basa su questo “rischio” quanto più sulla “certezza” di riprendersi le spese.

È chi “paga” l’autore dandogli modo di scrivere

Ma forse solo Einaudi stacca un assegno a quattro zeri a Lucarelli prima ancora che il libro sia scritto. Parliamo di realtà un po’ diverse da quella che può vivere un editore indipendente che pubblica manuali di Web Marketing che al massimo vende 400 copie. In generale l’autore riceve il compenso dei diritti in base al venduto dell’anno precedente. Quindi se l’autore pubblica a settembre 2017, ad aprile 2018 riceverà i diritti soltanto del venduto fino a dicembre 2017. Ad aprile 2019 riceverà i diritti sul venduto del 2018. E così via…

Dov’è il rischio imprenditoriale di Flacowski?

Non mi piace la parola rischio, parlerei piuttosto di incoscienza totale. Ho aperto la partita IVA per avviare Flacowski, non vi basta come rischio? Ho un socio che non fa nulla e si riempie la pancia a mie spese: lo Stato italiano. Ancora non ho ben capito in quale valle di lacrime sono entrato, ma so che se non avessi altri lavori che mi danno da vivere non avrei mai potuto aprire Flacowski.

Poi, il commercialista mi ha preso per pazzo «Ma perché vuole pagare subito la tipografia? Perché vuole pagare subito i diritti d’autore?» perché Flacowski non si indebita: incassa subito ma paga subito tutti.

One man bandInoltre ho investito e sto investendo ogni mio singolo risparmio per questo sito e dovrò investire ancora per aggiustare il tiro. La struttura generale di Flacowski ha di per sé un costo costante non indifferente. Vorrei ricordare che io lavoro da casa e sono solo. Giusto ieri dicevo in un commento su Facebook che se prima ero un one man band, qui in Flacowski sono un one man orchestra. Ma chi mi avrebbe detto mai che avrei imparato a utilizzare programmi professionali per l’email marketing? Ragazzi, lo sto facendo per passione, o la va o la spacca. Mi diverto.

Se proprio dobbiamo mettere sulla bilancia editoria tradizionale e Flacowski, parlerei piuttosto di valore umano. Il mio tempo ha un valore diverso da quello dell’editore tradizionale che si fa i selfie da star hollywoodiana o da quello che non usa Instagram (ha chi lo fa per lui) e non parla con i suoi autori né con i lettori, li conosce a malapena. Io rispondo, ascolto, coinvolgo, posto, instagrammo. Dietro ci sono io, sono in contatto costante con decine di autori e lettori.

Non vi sto vendendo un libro specchietto per allodole per tirarvi dentro in eventi o per vendervi preventivi. E, sì, io credo nei titoli che pubblico perché fin dall’inizio della mia esperienza editoriale sono stato mosso dal desiderio di aiutare il professionista italiano ad utilizzare il Web. Vi sto invitando a giocare con me.

L’editore c’è, è qui e vi propone un libro come fosse un ticket lungo 200 pagine, un biglietto per entrare in un parco divertimenti e vivere un’esperienza editoriale interattiva. In questo secondo sono dentro al mio sito, nel mio blog, e non sono solo, non sono l’unico creativo a bordo, ci siete anche voi. Avete “voce in capitolo” (nel vero senso della parola, nel libro di Andrea manca un capitolo, potete scriverlo voi…) e mi scrivete, consigliate.

Questo è eccezionale: io, voi, l’autore e il libro. Potrebbe essere il titolo di un libro che scriverò un giorno… chissà…

Quando vi arriverà il libro e aprirete il plico, proverete una sottile goduria, diversa dal solito. Quel libro lo avete fatto anche voi. Il mio rischio imprenditoriale è credere in questa follia di editoria in crowdblishing.

Secondo me la vera domanda è: occorre avere un rischio imprenditoriale per essere editori? Secondo me no! Esiste solo la volontà di investire molto molto tempo e molta molta passione ????

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